Chiacchiere…perché servono?
La nostra storia di animali senza pelliccia che camminano su due gambe, inizia 2 milioni di anni fa.
‘Uomini’ di almeno 9 tipi diversi che hanno camminato su questo pianeta 1 milione e 800 mila anni.
Poi succede qualcosa di strano, improbabile che non si è più ripetuto, il cranio si modifica, diventa più tondo e nasce il genere Homo Sapiens.
Noi.
I nostri 5 ultimi cugini piano piano si estinguono e rimaniamo solo noi.
L’homo sapiens disegna, inventa, fa musica, mostra un mondo interiore ricco e complesso, sviluppa un senso etico e morale, mai visto prima.
Ma cosa ha permesso questo profondo cambiamento?
Non certo le dimensioni del cervello, perché anche l’Homo di Neanderthal aveva una scatola cranica di pari volume.
Non sembra la manualità più fine, anche se è correlata.
Il nostro sviluppo è stato dato dalla capacità di interazione sociale, dal bisogno di riconoscere volti e persone, ricordare comportamenti ed episodi e infine comunicare emozioni, sentimenti e scegliere il partner.
L’Homo sapiens si sviluppa in una struttura di gruppo dove la coppia è la base, affiancata da altre coppie e da individui singoli.
Era fondamentale sapere chi stava con chi, cosa faceva.
Ecco che nella nostra società moderna, il ‘chiacchierare’ delle persone che conosciamo vicine o lontane, osservare ed essere curiosi su cosa stanno facendo non è solo ‘perdere tempo’ è iscritto nelle nostre cellule.
Forse i social, sono il nostro modo moderno di vivere questa spinta antica.
Farne buon uso è imperativo, ma riconoscerne la funzione sociale è pure importante.
La velocità, l’isolamento, la famiglia nucleare isolata, ha bisogno di ritrovare quest “contatto” sociale da cui siamo nati.
(liberamente tratto da L’ultimo Neanderthal – Giorgio Manzi).
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